A Napoli c’è molto writing. Ma cos’è il writing? Il fenomeno si è presentato tra gli anni 60 e 70 negli Stati Uniti a New York nei quartieri neri. Sono in origine pittura e scrittura di pseudonimi. Qualcuno li ha definiti una “traccia di comunicazione urbana”. A Napoli c’è chi li chiama graffiti metropolitani. E, a proposito di metropolitana, i treni ne sono pieni specialmente all’esterno delle carrozze della linea 2. Addirittura anni fa per risolvere il problema la ferrovia Circumvesuviana bandì “Circumwriting” un progetto “ufficiale” di disegni d’artista, disegnati da writers italiani sui loro treni. E se ne vedono ancora e sono più o meno in buone condizioni. Qualcuno allora parlò di creatività napoletana, altri semplicemente di una bella idea tanto comunque li avrebbero fatti lo stesso, altri gridarono allo scandalo e speco di denaro pubblico.
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Ma era tutto sommato una bella idea e i tristi treni erano più allegri e colorati. A Scampia c’è ne sono molti alcuni anche fatti dai Gridas, mitico gruppo di Felice Pignataro, famoso per la creatività portata nelle periferie. C’è un addirittura un muro di 167 metri colorato in onore dei luoghi. Ma il progetto più famoso realizzato a Napoli è “Circumwriting” di cui è stato prodotto anche un catalogo bilingue italiano-inglese, con le foto di eventi nelle stazioni della vesuviana. Ma di disegni molto belli se ne vedono anche per le nostre strade e, se ben realizzati e se non sporcano i muri dei palazzi, sono anche belli e vivacizzano questa nostra città.
Rino Mastropaolo
Foto da flickr: http://www.flickr.com/photos/jekyll283/4702249735/
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