Continua il nostro viaggio nei “musei minori” di Napoli. Oggi parleremo dell’Archivio di Stato detto dai napoletani “il Grande Archivio”. L’archivio ha sede, da oltre 150 anni, nell’antico monastero benedettino dei Santi Severino e Sossio ed ha un’estensione di circa 25.000 mq del centro antico napoletano.
L’Archivio nasce, per volere di Giuseppe Bonaparte, come “Archivio Generale del Regno” il 22 dicembre 1808, per riunire tutti gli archivi delle varie istituzioni allora esistenti.
Ci confluirono pertanto molti degli archivi allora esistenti tra i quali quelli dell’Amministrazione dei demani, tramite i quali, furono acquisiti gli archivi dei monasteri napoletani, soppressi fra il 1807 e il 1809.
Con il ritorno dei Borboni nel 1815 fu confermata l’istituzione del “Grande Archivio del Regno” e si stabilì il principio che li venissero conservati periodicamente anche i documenti delle amministrazioni vigenti e non solo quelli delle cessate.
Dopo il 1860 nell’archivio fu conservata tutta la documentazione dell’ex regno raccogliendo così un patrimonio di enorme valore. Nel corso del Novecento l’Archivio, non essendo più archivio della capitale, ha mantenuto documenti da organismi a carattere provinciale o locale.
Comunque il suo patrimonio è di enorme valore storico.
Il convento che lo ospita è bellissimo. Dei monaci benedettini fin dal IX secolo, questi nel 902 trasferirono il corpo di S. Severino e, dopo qualche tempo, le reliquie di S. Sossio ritrovate a Miseno.
Suggestivi i quattro chiostri tra i quali quello detto “Atrio del Platano” che presenta il ciclo di affreschi rinascimentali più completo della città. Belle altrettanto le Sale monumentali, il Refettorio e le sale del quarto piano tra cui la Biblioteca, la Scuola di Paleografia, Archivistica e Diplomatica e la Sala Diplomatica
Un “pezzo” unico della nostra storia. Da vedere in piazzetta Grande Archivio 5, a Napoli.