All’inizio del 1800 a Napoli fu costruita una grande cinta muraria, un muro lungo oltre 20 chilometri, alto più di tre metri, che circondava e chiudeva la città da Poggioreale a Posillipo con una serie di Porte di accesso dalle quali si doveva passare per entrare e uscire dalla città.
Fu appena nel 1827, poco meno di 200 anni fa, che a Napoli fu costruita una grande cinta muraria per circondare la città e permetterne l’accesso solo attraverso delle porte controllate. La volle il Re Ferdinando I di Borbone che il 7 Gennaio 1827 emise un decreto per la costruzione di grande muro della città per combattere il contrabbando e per far pagare un dazio, una tassa, per le merci portate in città.
Una vera dogana, per far pagare una tassa a chi portava le merci nella Capitale del Regno: un lavoro grandioso di cui fu incaricato l’architetto Stefano Gasse che aveva già realizzato l’Osservatorio Astronomico, e che nel 1825 progettò il Real edificio dei Ministeri di Stato, l’attuale Palazzo San Giacomo esteso fino al Palazzo del Banco di Napoli, che raccoglieva tutti i vari Ministeri del Regno sparsi fino ad allora per tutta la città.
Il Muro Finanziere: l’ultima cinta muraria della città di Napoli
Nei vari secoli della sua gloriosa storia la città di Napoli era sempre stata dotata di possenti mura difensive e contava ben oltre 25 porte di accesso. Oggi ne rimangono solo 4 ma la nuova e vastissima cinta muraria non serviva per difendere la città ma bensì per far pagare le tasse sulle merci a chi le voleva vendere in città e fu chiamato dal popolo il Muro Finanziere.
Una possente muraglia, alta circa tre metri, larga alla cima circa mezzo metro, tutta in tufo napoletano circondò in breve la città di Napoli. Ben 20 chilometri di muro racchiusero Napoli partendo dal ponte della Maddalena e arrivando fino a Largo Sermoneta a Mergellina, passando per le colline di Capodimonte, del Vomero e di Posillipo.
Il muro aveva tredici ingressi, vere barriere doganali che furono chiamate Edifici Daziari e ben trentacinque postazioni di guardia. Uno degli Edifici Daziari perfettamente conservato si trova all’emiciclo di Poggioreale e, riprogettato dall’Architetto Mario Botta. sarà a breve la nuova stazione della Metro Linea 1 di Poggioreale
La Grande Muraglia Napoletana da San Giovanni a Mergellina
Il “Muro Finanziere” disegnò la pianta della nuova città di Napoli che in questi primi anni dell’ottocento iniziò a comprendere nuove zone, oggi quartieri della città, come Capodimonte, i Ponti Rossi, lo Scudillo, il Vomero, l’Arenella e Posillipo che erano considerate fino ad allora aree al di fuori della città.
La grande cinta muraria di Napoli circondò tutta la città partendo dalla zona dei Granili al ponte della Maddalena, dove c’era il primo edificio Doganale, e attraversando le paludi a est dove oggi c’è il Centro direzionale e via Galileo Ferraris, arrivava al cimitero di Poggioreale risalendo per l’attuale largo Santa Maria del Pianto.
Passando da Secondigliano e Capodimonte
La grande struttura procedeva fino a Secondigliano, allora comune autonomo e all’attuale piazza Di Vittorio a Capodichino, dove c’era un altro edificio doganale sopravvissuto, oggi sede dei vigili urbani. Da li poi superava il cavone di Miano e arrivava al vallone di San Rocco passando vicino al bosco di Capodimonte.
Da San Rocco il Muro Finanziere saliva verso l’attuale zona dei Colli Aminei fino allo Scudillo e poi arrivava nella zona detta della Cappella dei Cangiani da dove riscendeva per l’attuale via Gabriele Jannelli ed arrivava all’attuale via E.A Mario.
Dal Vomero al Posillipo un percorso nel verde
In queste due strade del Vomero esistono ancora grandi pezzi del muro che arrivava poi fino a Antignano dove c’è il vecchio palazzetto della dogana e la targa in marmo che avvisava “”Qui si paga per gli regj censali”.
Poi il muro proseguiva al Vomero per la zona delle Case Puntellate, passando per piazzetta Santo Stefano e arrivava fino all’attuale via Manzoni attraverso via Torre Cervati, scendendo poi per le zone di Posillipo fino a terminare nei pressi di largo Sermoneta a Mergellina.
Un’opera grandiosa, una “Grande Muraglia Napoletana”, che però non risolse del tutto il problema del contrabbando che continuò a essere praticato in città anche via mare.
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